LA BAIA DI MANACCORA un sito di notevole interesse archeologico a Peschici

 
Ci "piace" pensare che il nome della Baia "Manaccora o Manaccore" sia nato da manna+core. La manna è stato nutrimento "celeste" che ha consentito al popolo ebraico di sopravvivere nel deserto; può essere quindi usato come sinonimo di fortuna e abbondanza che sono segnali certi di vita. Gore era il nome dato alla mitica Dea, greca/romana, Persefone, figlia di Zeus Re degli Dei, il cui culto era antichissimo e molto diffuso e simboleggiava (anche) la vegetazione e il mistero del chicco di grano che, passato l'inverno, germoglia e porta pane. "Manaccora/Manaccore" può essere, quindi, il nome dato ad un posto dove l'uomo poteva trovare, con l'aiuto degli Dei favorevoli, abbondanza di cibo fornito dalla terra.

La Baia è racchiusa da Punta Manaccora da una parte e da Punta Mastiaque o Mastiaco dall'altra e il Campone e la Bufalara la chiude alle spalle. La sua spiaggia, i suoi campi, i suoi boschi e le punte rocciose accolsero, da sempre, genti che, più che nomadi, erano stanziali. I boschi ricchi di selvaggina, l'acqua nel vallone la Crapanese con la fonte di S. Lucia, la selce in località Tagliacantoni, le caverne naturali, la facilità d'approdo, la facilità di difesa sopra punta Manaccora che favoriva l'avvistamento di eventuali pericoli su quattro lati, la protezione dai venti su tre lati e la possibilità,  via Crapanese - Coppa Nuvola con la fonte "Pescara - val Sbernia - di raggiungere la Foresta Umbra e i grandi Camponi, con insediamenti all'aperto, di Merino - Mandrione - Caritate furono determinanti per il nascere e il crescere di insediamenti stabili. Qui la selce, il bronzo, il ferro hanno segnato il correre del tempo. Esiste documentazione sulla vita e sulla gente che qui viveva. I primi reperti risalgono a 100.000/200.000 anni fa e assieme a quelli dell'Età del bronzo e del ferro testimoniano che, qui, l'uomo, dopo un percorso lungo e difficile raggiunse livelli di vita, per quei tempi, elevati. Purtroppo, nel tempo passato, l'indifferenza e l'incuria hanno cancellato molte di queste memorie come: la miniera di selce a più fronti distrutta dall'Acquedotto Pugliese o il villaggio Capanni.

In Baia si ha, ancora, la possibilità di vedere e toccare parte di questa nostra storia. Dopo la Pizzeria Zaiana, direzione San Nicola, esistono notevoli e belle tracce dell'antico sentiero che collegava le torri. Nella Baia di Zaiana c'è la grotta San Nicola sito preistorico, e la sommità della Punta di Manaccora è ricca di sorprese. Qui troviamo spianamenti, gradini, fori per i pali delle capanne, piccoli canali per il ricupero dell'acqua piovana, una grotticella con grondina e ovunque tracce di ceramica. Nella grotta a due aperture, ben visibile in alto dalla spiaggia si trovano alcune tombe a parete che conservano ancora il bordino con scanalatura in cui si appoggiavano i tavoloni di cotto che sigillavano l'apertura. Nel pavimento della grotta sono ben visibili le "coppelle" votive.

Sulla lunga e bella spiaggia si trova il grande e imponente Grottone che dopo l'ampia e alta sala iniziale il cui soffitto è annerito da fumo antico, continua in profondità con un lungo cunicolo dedicato alle sepolture. È un posto primario per l'Archeologia. Si contìnua a scavare e anche se molti interrogativi sono stati risolti, questo posto, continua gelosamente a custodire parte dei suoi segreti come il leggendario cunicolo che avrebbe dovuto comunicare con la Baia Zaiana.

Anche su Punta Mastiaque esistono notevoli tracce dell'antico sentiero e esistono molte tombe a cono rovesciato e alcune conservano integra la protezione rialzata intorno all'apertura. I pozzi naturali, nel Campone della Bufalara e la macchina da pesca il Trabucco, in cima alla Punta Manaccora, sono un ulteriore testimonianza di vita passata. Qui, il mare, la spiaggia, il bosco, hanno la fortuna di convivere con uno splendido e vivo Museo all'aperto. In alto, sopra la Fortezza, lungo la strada litoranea che porta a Vieste (a circa 1.400 km dal bivio con la Baia) si stacca sulla destra una piccola strada forestale, direzione Torre Usmai, che in breve, pur con qualche difficoltà di localizzazione per la fitta vegetazione, porta nelle vicinanze della grotta dell'Abate. Si dice che in questa grotta si rifugiò e visse come un eremita, prima di essere catturato, papa Celestino V° dopo essere scampato al naufragio (nel 1294 presso Madonna di Merino) in seguito al tentativo di fuga verso la Dalmazia, era salpato da Rodi, per sfuggire all'arresto disposto da papa Bonifacio VIII, a lui succeduto, che non accettava, nella sua rigida e intollerante mentalità dogmatica, che avesse abbandonato il Soglio Papale. Papa Celestino V fu, in seguito, catturato e rinchiuso nel Castello di Fumone presso Alatri. Nel 1313, dopo la morte di Bonifacio VIII, fu proclamato Santo per le sue grandi doti umane e spirituali.

Al tramonto, quando con gli occhi seguirete i cavalli al pascolo, che si stagliano nel cielo rosso, sull'alta scogliera, ricordatevi che anche loro. forse non tutti, hanno lontane e nobili origini. Quando l'eroe mitologico Greco Diomede, di ritorno dalla guerra di Troia, approdo, nel 1200/1300 a.C. su queste coste e fondò la città di Arpi, aveva con sé dei puledri di razza Greca che qui si riprodussero e diedero vita ad una razza parca, forte e coraggiosa.