Conoscere il Tavoliere

 
Il Tavoliere, terra di sapori e di colori; i popoli dell'Oriente, all'ospite che varca a soglia della propria casa, offrono per prima cosa un pezzo di pane con un po' di sale sopra. Questo dono augurale e gradito può essere offerto anche ai nostri compagni di viaggio, con in più un buon bicchiere di vino e una bottiglia di limpido olio, splendente come l'oro.

Un breve viaggio da Foggia a Margherita di Savoia, dalla capitale dal grano a quella del sale. Una ripida corsa favorita da vie rapide e rettilinee. Per toccare quelle strane e luccicanti montagnole di sale, simili ora a piramidi ora a dune. Non mancheranno le piccole tappe nei centri di Carapelle, Orta Nova, Stomara, Stornarella, San Ferdinande, Trinitapoli, Zapponeta, Cerignola.

Il Tavoliere resta anche una terra ricca di storia accompagnata dal suo essere passaggio quasi obbligato dei popoli che nel corso dei secoli l'hanno amata e prediletta. La denominazione Tavoliere deriva infatti dalle "tabulae censuales", ovvero i contratti che i centri romani stipulavano con coloro che prendevano in affitto le terre per il pascolo delle greggi che ogni anno scendevano lungo le vie della transumanza, dall'Irpinia, dall'Abruzzo nella pianure dell'Apulia. Nacque così un movimento mercantile attorno al mercato dei prodotti della pastorizia, bestiame, lana e formaggi. Un mercato che trovò la sua prima regolamentazione al tempo dell'imperatore Federico II che diede vita alla Fiera di Foggia.

 L'avvento di Alfonso I d'Aragona portò alla regia Dogana della mena delle Pecore, una vera e propria disciplina della locazione delle terre destinate al pascolo e alla regolamentazione della vendita dei prodotti derivanti dal bestiame durante la Fiera di Foggia dell'8 maggio. La prima vera trasformazione colturale basata sulla cerealicoltura estensiva si ebbe dopo l'Unità d'Italia, quando le terre utilizzate a pascolo diventarono da estensioni demaniali a proprietà privata. Dai vecchi tratturi si passò alle masserie, ai pastori si sostituirono i mietitori. Ed in seguito sorsero timidamente i primi vigneti. In particolare nel territorio di Cerignola. Poi nei primi anni del '900, con l'Acquedotto pugliese e le prime tecniche di irrigazione si affermarono anche la lavorazione di altre colture; l'area di San Severo si trasformò in un centro di produzione vinicola, mentre nelle aree bonificate nel ventennio fascista si impiantarono uliveti e barbabietole. Fino ad arrivare agli anni del boom economico, quando con la costruzione della diga del Fortore e dell'Ofanto arriva la vera modernizzazione dell'agricoltura della Daunia; le tante terre dove si coltivava esclusivamente il grano, vennero ridotte per far spazio a carciofeti, pomodori, patate altri ortaggi destinati alla lavorazione industriale.