Itinerari Vieste

 

Verso Monte Saraceno

A pochi Km da Mattinata lungo la S.S. 89, parte una comoda carrareccia in corrispondenza dell'incrocio per Monte Sant'Angelo che si snoda sulla pendice nord di Monte Saraceno, il percorso non presenta alcuna difficoltà e unisce l'interesse naturalistico a quello storico infatti il monte fu utilizzato dall'uomo fin dall'età del bronzo, la necropoli ivi esistente è importantissima per la conoscenza della civiltà Dauna. Numerose sono le tombe scavate nella roccia con profilo a sacco e per osservarle basta fare lungo il percorso delle deviazioni a destra del sentiero salendo sul crinale.
La mano dell'uomo quasi in armonia con la natura del luogo si vede nei muretti a secco dei terrazzamenti, negli uliveti con piante secolari della piana di Mattinata, nei pagliati dei pastori e nelle nere capre garganiche che abbarbicate alla roccia sopravvivono in questo ambiente aspro.. Il sentiero giunge mediamente in mezz'ora nei pressi di una costruzione con apparecchiature per ripetitore radio televisivo, da questo luogo la vista abbraccia l'Adriatico con paesaggi mozzafiato a picco sul mare da nord a sud verso Manfredonia, nonché i rilievi montuosi interni con i valloni
di Mattinata e Monte Sacro, la piana di Mattinata con la sua lunga spiaggia e le bianche falesie marine. Qui immersi nel profumo del timo e del rosmarino sì possono effettuare osservazioni naturalistiche di tutto rispetto durante le migrazioni si possono vedere numerosi rapaci, ma è capitato di osservare anche gru e cicogne, nonché numerosi passeriformi migratori. Ora, in estate, si osservano gli uccelli stanziali ad iniziare dal passero solitario che, col suo verso melodioso, annuncia la sua presenza sulla cima di una roccia mentre verzellini, verdoni, cardellini e occhiocotti riempiono la macchia e la pineta dei loro canti. Le perle ornito-logiche di questo luogo sono però i falchi pellegrini che insieme ai corvi imperiali frequentano la zona e rapiscono lo sguardo dell'osservatore con le loro evoluzioni. Stormi di spericolati e trillanti rondoni maggiori e pallidi non mancano mai e il sibilo delle loro ali insieme al profumo che sembra provenire dalla roccia, lasceranno un ricordo indimenticabile di questo angolo di Gargano.
Consigli per la visita a Monte Saraceno
Per raggiungere l'inìzio del percorso basta percorrere la S.S. 89 in direzione di Mattinata, per chi viene da Manfredonia, e svoltare prima della galleria lungo la vecchia strada per Mattinata, Per chi proviene da quest'ultima località, viceversa percorrere la S.S. 89 in direzione di Manfredonia svoltando anche questa volta prima della galleria, questa in entrambi i casi è una strada molto panoramica ed è
consigliabile percorrerla per chi non ha fretta, all'altezza dell'incrocio per Monte Sant'Angelo si può parcheggiare e percorrere il sentiero sulla carrareccia dirigendosi verso il mare lungo la pendice ài M. Saraceno. Consiglio di effettuare il percorso nel tardo pomeriggio sia a causa delle temperature elevate, sia perché le osservazioni orni-tologiche risultano emozionanti anche fino all'imbrunire quando spesso si viene avvolti dai rondoni maggiori e pallidi in una sarabanda di trilli e fruscii di ali. Scarponcini da trekking e una bonaccia d'acqua non devono mancare a chi mole risalire le pendici per vedere le tombe della necropoli, anche se in alcuni punti queste sono vicine alla strada. Consiglio agli appassionati di botanica un manuale sulla flora mediterranea per ü notevole numero di specie ivi presenti. H binocolo e la macchina fotografica sono indispensabili così come pellicole poco sensibili vista l'ottima luminosità della zona.
 

Visita della Laguna  - Le zone umide del Parco Nazionale del Gargano - Il viaggio segue idealmente un percorso che tocca tutte le principali zone umide presenti all'interno dell'area protetta e così, da nord verso sud, il viaggio inizia seguendo la linea di costa dello Sperone d'Italia alla scoperta di uccelli e luoghi, spesso di importanza internazionale e con caratteristiche uniche.
Agli stormi di migratori alati che in autunno si dirigono verso sud, appaiono i primi ambienti acquatici pugliesi alla foce di un fiume, il Fortore, un tempo ricco di acque, che formava estese paludi.  L'area intorno alla foce ci che resta dei vasti acquitrini che si formavano con le piene del fiume. Poi la costruzione della diga di Occhito ha escluso la possibilità di conservare le zone umide costiere, ma anche di compensare l'erosione della costa che procede inesorabile. In alcuni punti l'acqua piovana e quella di falda formano ancora piccoli acquitrini che, soprattutto durante le migrazioni, si arricchiscono per la presenza di numerosi uccelli come gru, cicogne, aironi rossi, sgarze ciuffetto, garzette e da pochi anni anche l'Airone guardabuoi. Intorno a queste aree umide cresce una bella vegetazione in parte ricostituita dall'uomo e, sulla duna, lembi di macchia mediterranea con una ricca avifauna. Numerosi sono anche i limicoli osservabili sulla spiaggia antistante, tra i quali vi sono beccacce di mare, piovanelli tridattili (in inverno) e fratini. Per chi ha intenzione di dedicare una giornata di primavera al birdwatching, le occasioni di osservazione non mancano: occhiocotti e magnanine, gruccioni e upupe, ma anche rapaci come il Lodolaio, il Falco di palude o anche il Lanario.
Raggiungere la zona abbastanza semplice, basta seguire le indicazioni che dalla S.S. 16 portano verso Marina di Lesina. Prima dell'agglomerato turistico si svolta a sinistra vicino a Torre Fortore lungo una stradina sterrata che porta nei pressi della foce, in località Longara.
Durante il percorso verso la Foce, si incontrano anche alcuni stagni che possono riservare sorprese come avvistare la sempre più rara testuggine palustre. E' consigliabile visitare la spiaggia ove si potranno incontrare limicoli, sterne e gabbiani. Poco lontano dall'area descritta si estende una delle zone umide più importanti del Parco: la laguna di Lesina.

La Laguna di Lesina e le Fantine del Bosco Isola . Nel Bosco Isola la vegetazione a macchia mediterranea è inframmezzata - Vegetazione piana e cespugli con vista sulla Laguna da particolari piccole zone umide (stagni retrodunali), chiamate localmente fantine, formate in prevalenza dalle acque piovane e dall'emergenza di falde. Queste ospitano specie importanti di rettili e anfibi come raganelle e testuggini acquatiche, ma vengono frequentate anche da garzette e aironi cenerini nonché, ove è presente il canneto, da gallinelle d'acqua e porciglioni. Per la visita alla Laguna consigliamo alcuni percorsi da effettuare in auto con soste nei punti più favorevoli ed escursioni a piedi. Punto di partenza l'abitato di Lesina ove è attivo un centro visite del Parco che organizza interessanti escursioni naturalistiche guidate (anche in catamarano). Da non perdere è la passeggiata nell'incantevole macchia mediterranea del Bosco Isola. Vero paradiso botanico, è questo istmo che separa la laguna dal mare, è anche una meta ornitologica interessante; grazie alla presenza di numerosi piccoli passeriformi.
In inverno poi sono da non perdere le belle osservazioni di folaghe, germani, gabbiani reali, comuni e svassi maggiori da effettuare sul lungolago nei pressi del Centro Visite.
Partendo dall'abitato in direzione di Marina di Lesina, in località "Cannelle" all'incirca al km 11, nel punto più vicino al lago e con l'ausilio di un cannocchiale, si potranno osservare folaghe, volpoche, mestoloni, svassi maggiori e aironi cenerini con il Falco di palude che volteggia a bassa quota. Continuando lungo la strada, a km 12 si volta a destra verso il Bosco Isola, giungendo al ponte sul canale "Acquarotta" che collega la laguna al mare; da qui si possono effettuare osservazioni sulla sponda del lago come quella dell'immancabile Martin pescatore, di svassi maggiori e garzette. Prima del ponte si può lasciare l'auto presso l'area pic-nic della casa del pescatore e proseguire a piedi. Superato il ponte, a sinistra si scorge il pannello del Bosco Isola con un bellissimo percorso su passerella in legno adatto anche al transito dei disabili in sedia a rotelle.
Qui possiamo ammirare la macchia mediterranea su duna in tutto il suo splendore e gli uccelli che la abitano. In autunno-inverno si osservano varie specie di turdidi, mentre in primavera-estate, oltre ai silvidi nidificanti (piccoli uccelli, molto attivi e poco colorati, con il becco esile, dritto ed appuntito), si vedono gruccioni, upupe, gheppi, lodolai e, raramente, il Lanario.
Qui è stato attuato dal Museo Orto botanico dell'Università di Bari, su incarico del Comune di Lesina, un progetto di ripopolamento del rarissimo Cisto d Clusius, un piccolo arbusto dai fiorellini bianchi presente in questa unica stazione di tutta l'Italia peninsulare.

Grandi distese di acqua, prati di canne che ondeggiano al vento, fruscii di ali, luoghi misteriosi e esotici, ma anche aria intrisa di malsani vapori, lande vuote, tristi, popolate di mostri e malattie mortali. Queste sono le immagini più consuete che vengono alla mente quando pensiamo a una zona umida. Se invece ci concentriamo su esperienze reali, ecco emergere dalla memoria il volo improvviso di un airone, o il grido di piccoli trampolieri che con volo nervoso sfiorano le acque, il gracidare nei meriggi estivi delle rane, le fioriture intense dei ranuncoli d'acqua... queste sono le esperienze pi tipiche che possiamo vivere in una zona umida del Parco Nazionale del Gargano.
Sinteticamente, con il termine "zone umide" si intende un insieme di ambienti così descritti: " aree palustri, acquitrinose o torbose o comunque specchi d'acqua, naturali o artificiali, permanenti o temporanei, con acqua ferma o corrente, dolce, salmastra o salata, compresi i tratti di mare la cui profondità non ecceda i sei metri, con la bassa marea ". (Convenzione di Ramsar 1971). Sapendo cosa sono le zone umide, ora potremo apprezzare questi incredibili ambienti che rappresentano un immenso serbatoio di biodiversità e che rendono unico il Parco Nazionale del Gargano tra le aree protette del Bei Paese.


La rete di zone umide del Parco - Dalle vaste lagune salmastre alle risorgive, dai resti di antichi laghi alle foci dei torrenti, le zone umide del Gargano includono un'importante varietà di habitat e paesaggi con le loro diverse comunità animali e vegetali. Per garantire una corretta conservazione di questo variegato sistema di ambienti necessario conoscerle e classificarle. Per semplicità, possiamo raggnipparle in queste tipologie: Zone umide salmastre: si tratta delle lagune costiere che geograficamente sono prossime al mare e si caratterizzano per valori di salinità estremamente variabili in base al fatto che siano permanenti o temporanee, alimentate dal mare o da torrenti e risorgive d'acqua dolce. Paludi d'acqua dolce: si formano normalmente dove, in seguito all'affiorare della falda o alla particolare conformazione del terreno, si assiste ad un ristagno di acqua. Estuari: sono le foci dei torrenti che lambiscono il Gargano.
Zone umide artificiali: sono quelle create dall'uomo generalmente per scopi irrigui o rappresentano i residui delle opere di bonifica che hanno caratterizzato il recente passato. Le zone umide rappresentano un'importante risorsa sia dal punto di vista biologico che socio-economico.
Dal punto di vista biologico, insieme alle foreste pluviali e alle barriere coralline, rappresentano uno degli habitat a maggiore biodiversità. Ma sono anche un'importante risorsa economica: moltissime civiltà, come ad esempio quella egiziana, si sono sviluppate grazie alla presenza di zone umide che garantivano abbondanza di risorse primarie come cibo ed acqua. Molte delle attività proprie della nostra civiltà possono essere rese compatibili con questi ambienti. Tra queste: il turismo naturalistico, l'acquacoltura estensiva, la fitodepurazione delle acque.
Per secoli le zone umide sono state bonificate dall'uomo. Si stima che circa due terzi delle zone umide europee siano ormai scomparse in questo modo. Come conseguenza di queste trasformazioni in Italia oggi esiste una superficie totale di circa 300.000 ettari contro i 3.000.000 di ettari di zone umide del XIX secolo.
Solo recentemente la tendenza comincia ad invertirsi, grazie anche a convenzioni come il trattato intergovernativo per la Protezione delle Zone Umide di Importanza Internazionale, meglio conosciuta come convenzione di Ramsar (dalla città iraniana in cui il testo fu sottoscritto nel 1971).
Nel 1992 si aggiunta anche la strategia di Grado che impegna gli Stati, le organizzazioni, le ONG (Organizzazioni non Governative) ad arrestare il degrado delle zone umide.(........)

 

Testi di Vincenzo Rizzi - Matteo Caldarella - Maurizio Gioiosa - Michela Ingaramo - Parco Nazionale del Gargano
Viaggio alla scoperta degli uccelli delle zone umide del Parco Nazionale del Gargano