Approfondimenti sulla storia del Gargano

 

Archeologia  -  Paleolitico e Neolitico  -  Dai Dauni all'epoca romana  -  Il culto dei morti nel Gargano  -  Il Cristianesimo nel Gargano

Con molta probabilità i cacciatori nomadi che frequentavano le pianure, quasi certamente umide e malsane, penetrarono nel Gargano e qui trovarono condizioni migliori di vita. Il clima certamente era più secco e i boschi erano dimora di grossa selvaggina e non mancavano le grotte che potevano offrire protezione e rifugio. In un secondo tempo l'abbondanza di selce, che permetteva di ricavare, molti strumenti litici fu un ulteriore aiuto alla caccia e quindi al vivere.

Archeologia  - I più vecchi strumenti in pietra rinvenuti sul Gargano, oltre 300.000 anni fa, sono i mitici 'choppers' (to chop/spaccare) che erano dei semplici ciottoli con grossolane scheggiature lungo uno dei bordi. I più vecchi reperti umani del Gargano furono rinvenuti a grotta Paglicci in Rignano Garganico; le ossa di un giovane di 25.000 anni fa e di un adulto di circa 14.000 anni fa. Oltre 10.000 anni fa la grande selvaggina cominciò a sparire ovunque e l'uomo, ormai abile nel lavorare la selce, si diede alla caccia minore e alla raccolta di molluschi terrestri e marini.

Si pensa che alcuni ammali siano stati addomesticati già 6/7.000 anni fa e che l'uomo, in quel periodo cominciò anche a navigare. Da un particolare tipo di selce, più resistente agli urti si ricavarono dei blocchi allungati anche più di 30 cm. che con colpi grossolani venivano appuntiti da una o da tutte due le parti. Venivano ricavati degli incavi che davano la possibilità di impugnarli o immanicarli con legacci e collanti diversi. Questi "picconi" diedero la possibilità all'uomo di scavare e allargare le grotte, di estrarre la selce a filone che era migliore, per conservazione e umidità, di quella rinvenuta all'aria aperta. Indubbiamente questi picconi sostituirono i bastoni da percussione che erano, forse, i primi strumenti ad uso agricolo.

Paleolitico e Neolitico - Data l'abbondanza di miniere ma soprattutto per l'abbondanza di schegge di lavorazione rinvenute è logico supporre che il Gargano fosse una grande officina litica per la produzione di strumenti da scambiare, percorrendo piste note, con tribù vicine. Il clima circa 5/6.000 anni fa migliorò favorendo così la vegetazione. Si incremento' la pastorizia e le prime, vere, colture agricole favorirono il cambiamento del modo di vivere trasformandolo, parzialmente, da nomade in stanziale. Quando l'uomo potè - circa 3000 anni a.C. disporre di strumenti in bronzo, pur continuando ad usare la pietra, tutte le attività ricevettero nuovo impulso. Aumentò la pastorizia, l'allevamento, l'uso della ceramica, la raccolta di resina, la lavorazione del legno, gli scambi commerciali per terra e per mare. I Garganici preferirono le rotte dirette alle coste Adriatiche favoriti dai venti e correnti e dalle Isole Tremiti e Pianosa ottimi punti di riferimento e sosta. Si continuo' ad incrementare l'agricoltura che con i Romani, imposero (anche con la forza) la coltura degli agrumi, olivi, vite che divennero l'attività primaria. Le grotte e i precari ripari all'aperto vennero ampliati e rinforzati e chiusi con muri a secco e continuarono ad essere dimora di uomini e animali. In Peschici, a Vieste e in altri paesi vicini esiste ampia testimonianza dì queste case primitive e sarebbe grave se per una errata lettura del passato o peggio per un rifiuto di ciò che fu, venissero cancellate e quindi dimenticate. Il vero progresso, soprattutto in una terra a vocazione turistica, si può avere solo se si ha l'accortezza di ricordare, restaurare, conservare il passato. Per una difesa collettiva più case furono cinte con muri a secco e così, forse, nacque il "Castelliere". Sopra Punta Manaccora esistono ancora notevoli tracce di un insediamento primitivo di questo tipo. Il Garganico, ad ulteriore prova delle sue capacità, imparò anche, malgrado le sfavorevoli condizioni climatiche, a conservare nelle "niviere", per la commercializzazione, la neve che veniva raccolta e pressata e ricoperta con paglia e terra. Il mulo divenne un forte, fedele e paziente compagno di lavoro e fu (e in alcuni casi è ancora) un'economico mezzo di trasporto. Quando incontrerete un mulo con il suo conducente sul dorso prestate attenzione alla posizione, si perde nella memoria dei tempi, del conducente stesso; avrà sempre tutte e due le gambe sullo stesso lato, il busto sarà eretto e, sempre, girato all'esterno della strada o del sentiero per una migliore visibilità del ciglio e quasi sempre un piccolo e vivace cane trotterella vicino, quasi, sotto la pancia del mulo.

Il culto dei morti nel Gargano - Poco sappiamo dell'antico culto dei morti in terra Garganica malgrado le molte tombe rinvenute che interessano un periodo che va, approssimativamente, dal 8/900 prima di C. al 7/ 800 dopo C.. Mancano grafiti e quasi tutte le tombe erano violate e pertanto poco leggibili ai fini della documentazione. Quasi tutte le tombe erano state scavate, con un lungo lavoro, nella roccia e senza un preciso o comune orientamento. I loculi o venivano ricavati sulle pareti rocciose (preferibilmente in grotta) e potevano contenere un solo defunto, o venivano scavate, sui piani rocciosi, con forma a cono rovesciato o rettangolare e quasi tutte avevano l'imboccatura protetta (per l'acqua ?) da un rialzo roccioso su cui veniva appoggiato, a mò di tappo, una pietra o un tavolone di cotto. Queste tombe potevano accogliere in posizione rannicchiata, un solo individuo ma il fatto che in molte siano state rinvenute le ossa, a volta divise per sesso, di più individui non è chiaro quale fosse la loro vera funzione. Tombe comuni? Ossari? Tombe di famiglia? E’ difficile, inoltre, trovare una giustificazione al sorgere di tanti e grandi luoghi cimiteriali come M. Tabor, M. Saraceno, M. Pucci, mancando in loco o nelle vicinanze grandi insediamenti umani a noi noti. Forse questi erano luoghi considerati sacri e qui si portavano, anche da lontano le ossa dei morti. Si spera che il tempo e la ricerca diano una risposta.

Dai Dauni all'epoca romana  -  La civiltà daunia fiorita nella Puglia settentrionale dal IX al IV secolo a. C si pone tra le più caratteristiche culture preromane d’Italia . I Dauni etnicamente affini ai Peucezi e ai Messapi e noti dalle fonti letterarie a partire dal VII secolo hanno origine dall’avvio di popolazioni illiri che nella Puglia avvenuto nel XI- X secolo a. C . La regione da essi abitata e da considerarsi grosso modo coincidente con l’odierna Capitanata : con il nome di Daunia si intende infatti la zona compresa fra Ofanto e Fortore e le prime alture subappenniniche , pur se per un lungo periodo fecero parte della Daunia centri del Melfese e della zona canosina. Questi i più importanti centri noti dai rinvenimenti archeologici e dalle fonti letterarie : Tiati, Ergitium ,Uria , Monte Saraceno , Cupola, Arpi , Luceria , Aecae , Vibinum , Erdonia , Ausculum , Canusium , disposti in genere o lungo i corsi d’acqua o sul mare , ad eccezione di Cupola Beccarini e Salapia , che si affacciava sulla laguna a sud del golfo di Manfredonia . I Dauni ebbero propri rituali funerari e tipiche produzioni artistiche quali le stele e la ceramica a decorazione geometrica . LA loro civiltà può essere definita per lo più contadina e conservatrice con l’eccezione delle zone costiere e meridionali vocazionalmente portate al commercio . Dall’esame dei corredi funerari e degli abitati è possibile affermare che nei primi secoli il potere era detenuto da ristretti gruppi dominanti , riconoscibili nelle tombe principesche di Lavello e Canosa , mentre nel VI secolo tale ceto emergente dovette estendersi diminuendo il distacco dal resto della comunità . Nel V secolo si nota una pressochè generale crisi della società daunia ,confermata anche dall’esaurirsi della produzione delle stele e dall’affievolirsi del repertorio decorativo geometrico : al contrario nel IV e nel III secolo , sotto la spinta culturale proveniente dal mondo ellenico , soprattutto da Taranto, alcuni centri ,vere e proprie città , si affermarono in modo notevole .All’influsso di stampo greco seguì il coinvolgimento nella sfera politica di Roma :l’organizzazione dei territori creata dalla nuova potenza insieme alla deduzione di importanti colonie latine a partire dalla fine del IV secolo a. c ( Lucera , Venosa ) portò al definitivo tramonto della cultura indigena daunia e più genericamente apula.

Il Cristianesimo nel Gargano - Solo nel 300 circa d.C.. il Cristianesimo ebbe il sopravvento sui riti pagani, Greci e Romani, diffusi su tutto il promontorio e raggiunse la massima espansione dopo il 500 d.C. quando, in tutto il mondo, si affermò il culto di S. Michele Arcangelo che aveva la sede a Monte S. Angelo. La prima Chiesa votiva venne edificata (in seguito sarà ampliata) nel 490 d.C. dal Vescovo di Siponto Lorenzo Maiorano su invito, così si racconta dell'Arcangelo stesso e in poco tempo divenne uno dei punti più importanti per il Cristianesimo alla pari di Roma o dei Luoghi Santi in Oriente. Qui, da tutto il mondo, affluirono folle di pellegrini assieme a re, regine, imperatori, potenti, papi e santi come S. Francesco che, così la tradizione, non sentendosi degno non volle entrare. I Longobardi lo elessero a loro Santuario Nazionale e per i Crociati divenne tappa obbligata prima di salpare per la Terra Santa. Su questa spinta sorsero ovunque, sul Gargano, Chiese-Abbazie e quasi tutti i centri abitati ebbero il loro Convento. Con tutto questo fiorire di ricche costruzioni l'architettura Garganica raggiunse un suo stile forte e personale e con ogni probabilità riuscì ad influenzare la realizzazione di opere lontane. Basta pensare a Nicola de Apulia che con il nome "il Pisano" operò, in modo eccelso, in molte città dell'Umbria/Toscana/Emilia. Parlando di Arte si deve ricordare che, sul Gargano, si hanno importanti e antichi reperti di questo modo di esprìmersi. Basta pensare ai graffiti su osso o alle pitture parietali di grotta Paglicci o le scultorine di M. Saraceno, per non parlare delle incisioni sulle stele Daune di cui esiste una stupenda raccolta presso il Museo Nazionale di Manfredonia.

Il Gargano, dopo un lungo periodo di sviluppo e benessere, verso il 1300 d.C. cominciò un lungo e triste declino, imputabile a più fattori, che lo riportò all'antico isolamento e povertà. Chiese , Abbazie, Città andarono in rovina o sparirono; di conseguenza tutte le attività ebbero un rallentamento o andarono a morire e le fiere e generosi genti di questa terra dovettero abbandonare il tutto in cerca di un lavoro lontano. Il Gargano, per la sua particolare posizione, fu punto d'incontro di culture e civiltà diverse e più popoli percorsero in lungo e in largo questa terra lasciando, nel bene e nel male, i segni del loro passaggio. Nessuno, però, di questi popoli riuscì ad assimilare il "Popolo Garganico"; tutt'ora, infatti, è quasi un'isola etnica inserita nel contesto meridionale con caratteristiche proprie.