Il culto dell'Arcangelo nella grotta di San Michele

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Il culto dell'Arcangelo nella grotta di San Michele

 


"Tra le notizie che stanno in mezzo, tra il mito e la realtà, è da porre quella che si riferisce al culto di Calcante e di Podalirio. La stessa grande grotta di S.Michele ha conosciuto, prima del culto verso l'Arcangelo, quello Pagano di Calcante. Se questa asserzione si pronunziava con molta cautela nei tempi passati, oggi la cosa si è fatta sempre più chiara ed accettata dagli studiosi.
E la cosa non desta meraviglia sia perché si sa che molto spesso la Chiesa ha adoperato templi e luoghi pagani, proponendoli per un culto che, in qualche modo, purificasse la profanazione precedente, sia perché, in molti casi, erano il mezzo più opportuno per far continuare ai fedeli con spirito nuovo certe pratiche rituali già in uso da lunghe generazioni, e non facili a sradicarsi.
Comunque, si riconosce che il paganesimo nel Gargano, e specialmente nella parte interna montagnosa, aveva potuto continuare a prosperare ancora a lungo, anche quando i centri e le città costiere potevano dirsi quasi completamente cristiani.
Per dimostrare questo culto a Calcante sul Gargano, e precisamente nella grotta dell'Angelo, vi sono due ordini di testimonianze che si completano a vicenda : quelle degli scrittori greco-romani e qualche reperto archeologico che si può riferire allo stesso argomento.
Strabene, uno scrittore greco (66 a.C. - 24 d.C.), scrive : "Nel territorio della Daunia, presso il monte denominato Orione, si distinguono due basiliche, una sulla cima più elevata dedicata a Calcante, al quale coloro che sollecitano gli oracoli devono immolare un montone nero e dormire sulla relativa pelle distesa ; l'altra a Podalirio è situata nell'infima radice del Monte, ed è lontana dal mare circa cento stadi. Da quest'ultima nasce un fiumicello, le cui acque guariscono tutti i morbi del bestiame. Dinanzi a un golfo si stende verso oriente, avanzandosi nel mare per circa trecento stadi, questo promontorio che è chiamato Gargano".
L'Angelillis, commentando questo passo di Strabene, fa giustamente osservare che, siccome si accenna ad una montagna del golfo di Siponto, come principio del promontorio del Gargano, non si può parlare che del massiccio che dal secolo VI in poi si denominò Monte Sant'Angelo, che è seguito da una catena di altri monti fino all'estremità dello stesso Gargano, per una estensione complessiva di 50-55 chilometri, corrispondenti approssimativamente ai 300 stadi di cui parla Strabone.
Calcante era presentato come figlio di Testore, proveniente da Micene. Celebre indovino, accompagnò i Greci a Troia ; e in Aulide, dal numero dei nove passeri divorati dal drago, preannunziò che la guerra sarebbe durata nove anni, e che al decimo Troia sarebbe caduta.
Un oracolo aveva predetto che egli sarebbe morto quando si fosse imbattuto in un indovino migliore di lui. Effettivamente incontrò l'indovino Mopso, che lo superò nelle divinazioni a Claro o a Colofone, nel bosco di Apollo. Calcante morì di cordoglio o si uccise.
L'altro tempio, quello a Polidario, si riferiva ad un figlio di Esculapio, alunno del centauro Chirone, anche lui eroe nella guerra di Troia. La posizione di quest'ultimo tempio, come scrisse Strabene, era presso un ruscello, le cui acque avevano potere salutare per le greggi che vi si tuffavano.
Possiamo perciò dire che i due templi si completavano a vicenda, in quanto il primo, quello di Calcante, soddisfaceva la sete di conoscenza del futuro da parte degli uomini, mentre l'altro a Podalirio diveniva una benedizione e come una sorgente salutare per quegli animali domestici, tanto utili alla vita dei pastori del Gargano.
Il tempio di Podalirio, secondo il Sansone, "andrebbe collocato a Pulsano, alla cui base è il fantastico Santuario delle acque salutari di Grotta Scaloria-Occhiopinto". Altri, invece, di cui fa cenno Ciro Angelillis, ponevano in Pulsano la basilica di Calcante.  Gli antichi scrittori fanno parola anche di un altro celebre tempio sul Gargano, quello a Giove Dodoneo, da considerare ancora più antico dei due templi precedenti.
Questo tempio, poi, si metteva nello stesso ambiente psicologico di quello di Calcante. Si sa infatti che Dodona, città dell'Epiro, era la sede del più famoso oracolo di Giove, dove nel bosco sacro, i sacerdoti del Dio, detti "Selli", dormivano sulla nuda terra traendo i responsi dal sussurro delle frondi della quercia sacra, dal mormorio di una fonte che scaturiva ai piedi della quercia, come dal volo della colombe sacre, dal suono dei bacini di rame che penzolavano in aria.
Il Del Viscio opina che questo tempio a Giove Dodoneo si possa collegare alle prime immigrazioni dei Pelasgi nel Gargano. Per l'ubicazione del tempio a Giove Dodoneo, il Prencipe fa il nome del Monte Sacro presso Mattinata.

 

 

I culti nel territorio garganico: culto dell'Arcangelo a Monte Sant'Angelo

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